Bosa e la sua allegria
Mi dispiace ogni volta che parto da Bosa, mi dispiace lasciare questo paese e la sua gente simpatica e scanzonata.
Appena ci si allontana vale la pena fermarsi per salutare in un solo colpo d’occhio il castello, il fiume e il paese incastonato tra le colline, con le facciate delle case dipinte a colori vivaci come il carattere della sua gente. Secondo una simpatica leggenda pare che i pescatori usassero questi colori accesi per riconoscere la loro casa di rientro dal mare… in realtà è più probabile che utilizzassero i resti della pittura delle barche, ma io sono un romantico 🙂
Campagna viva e curata
Raggiunta la foce del Temo percorriamo il lungomare, pochi km prima di cominciare a salire, con relax, tra colline decorate da orti curatissimi e piccole vigne di Malvasia.
Queste uve, grazie al vento di Maestrale che soffia dal mare sulle colline, crescono senza aver bisogno di trattamenti chimici, regalando un vino pregiato e dalla spiccata identità.
Si sale ipnotizzati dalla pace di questa campagna, senza quasi sentire la salita, soprattutto la mattina e all’imbrunire, quando il sole crea mutevoli scenografie naturali.
Il primo paese che si attraversa è Modolo, incantevole nella sua posizione sulla collina, a fine salita seguono poi Magomadas e Tresnuraghes, tutti luoghi dove ancora si vive di allevamento e agricoltura. Consigliamo una sosta in uno dei bar lungo la strada principale, che offrono uno spaccato della vita di campagna di allevatori e agricoltori.
Da Tresnuraghes scendiamo lungo il bordo di una gola, attraversiamo il piccolissimo paese di Sennariolo decorato con murales, sino ai piedi del Montiferru, antico vulcano che assicuriamo inattivo, infatti la Sardegna è la terra più antica d’Europa, quindi non soggetta a terremoti ed eruzioni.
Cuglieri e il Montiferru, vulcano del cibo buono
Il profilo di Cuglieri si staglia netto sulla collina, sovrastato dalla maestosa Cattedrale di Santa Maria della Neve, che merita una visita da pagare con una salita extra per le viuzze del paese, per ammirare la splendida vista sulla costa ovest.
Come molte aree della Sardegna, questa è una zona non toccata da turismo di massa e da speculazioni edilizie, in due parole un posto dove è bello vivere.
L’hanno capito diversi stranieri soprattutto scandinavi, che hanno comprato casa e ci vivono stabilmente.
Se decidete di pranzare qui non potete perdervi una sosta al ristorante Desogos, dove Pina e la famiglia offrono una saporita cucina casalinga. Nei fine settimana può capitare che ci siano intere famiglie di gente della zona che festeggiano battesimi, comunioni o compleanni. E magari vi offrono i dolcetti di mandorle:)
Tutta l’area è terra di olivi, e negli ultimi decenni è passata da una produzione di quantità a una di qualità, conquistando riconoscimenti in Italia e all’estero. All’oleificio Peddio si può assaggiare l’olio e conoscere la storia dell’olivicoltura della zona e magari, tra novembre e dicembre, vedere l’intero processo di produzione dell’olio nel loro nuovo frantoio.
Un’altra eccellenza alimentare della zona è il Bue Rosso, allevato allo stato semibrado e dalla carne molto saporita, presidio Slow Food come il “Casizolu”, formaggio vaccino ottenuto da questa specie.
Santu Lussurgiu, nuova vita al centro antico
La Sardegna è uno di quei posti dove, dopo ogni salita, ce n’è sempre un’altra 🙂
Quindi ci mettiamo l’anima in pace e affrontiamo l’ultima splendida ascesa sino a Santu Lussurgiu.
Immaginatevi un asfalto liscio come una palla da biliardo, una strada che sale sinuosa al 5% sotto una fitta foresta di querce e fresca persino nelle giornate più calde. Spettacolo…e non è finita:) Superato il passo della Madonnina ancora qualche km ed usciamo dal bosco, voliamo lungo un balcone naturale affacciati sulla vastissima piana di Abbasanta, scorgendo nelle giornate più terse la catena del Gennargentu, a più di 50 km di distanza.
Ed ecco Santu Lussurgiu, suggestivo con le sue stradine acciottolate, perfettamente incastonato nella bocca del Montiferru.
Un paese divenuto caso di studio nel turismo, grazie a imprenditori filosofi come Gabriella Belloni che, ristrutturando antichi edifici del centro storico per ricavarne degli alberghi diffusi, sono riusciti a rivitalizzare l’intero borgo. A noi piace in maniera particolare il suo “Antica dimora del Gruccione”, raffinato, accogliente e con la sorprendente cucina di Riccardo, cuoco giovane e di grande talento.
Santu Lussurgiu merita di essere scoperto per la sua tradizione equestre, la manifestazione più celebre è “Sa Carrela” a carnevale, con cavalieri che scendono appaiati e a velocità folli dalle stradine strette lasciando il pubblico senza fiato.
E’ anche uno dei paesi più importanti perla produzione di “Abbardenti”, l’acquavite che si ottiene dalla distillazione del vino e non dalle vinacce come invece la grappa, e per gli splendidi coltelli tradizionali realizzati interamente a mano.